Nel momento in cui i popoli si liberano, l’Europa continua a rinchiudere

Appello del 7 marzo

Mentre la ricomposizione politica in atto nei paesi della riva sud del Mediterraneo sta influenzando le relazioni di questi paesi con l’Unione europea in merito alle questioni migratorie, Migreurop lancia la sua seconda campagna di visite di parlamentari nei centri di detenzione.

Dal 7 al 31 marzo 2011, parlamentari nazionali ed europei e militanti delle associazioni della società civile visiteranno centri di detenzione in Bulgaria, Spagna, Belgio, Germania, Francia e in un paese vicino dell’Unione europea, la Mauritania, dove le istituzioni europee finanziano strutture di questo tipo.

Si ricorda che a marzo 2009, la rete Migreurop, nel quadro della campagna “Per un diritto alla trasparenza nei luoghi di detenzione per stranieri”, aveva già coinvolto parlamentari di numerosi paesi in una serie di visite a luoghi di detenzione per stranieri, finalizzate ad esercitare questo diritto alla trasparenza (si veda http://www.migreurop.org/rubrique276.html).

La detenzione degli stranieri è una delle principali risposte che gli stati membri dell’Unione europea mettono in campo nel affrontare i fenomeni migratori in Europa. La direttiva rimpatri, adottata a dicembre 2008, avrebbe dovuto essere trasposta nelle legislazioni nazionali entro la fine del 2010. Ad oggi, solo 9 paesi membri su 27 l’hanno effettivamente trasposta. Nonostante questo testo europeo sia stato spesso presentato come uno strumento volto ad armonizzare la condizioni di rimpatrio e meglio garantire i diritti dei migranti, di fatto non assicura il rispetto dei diritti fondamentali delle persone trattenute: ad esempio, la durata massima della detenzione è stata estesa in vari paesi (Spagna, Italia, Grecia) ed il divieto di reingresso nel territorio europeo - anche per anni - si applica anche a coloro che hanno familiari residenti in un paese dell’Unione.

Migreurop - che nel 2010 ha chiesto la chiusura dei centri di detenzione per stranieri in Europa e oltre - rinnova questa iniziativa affinché la società civile possa esercitare il diritto di visita nei centri (diritto peraltro previsto dalla direttiva rimpatri) al fine di conoscere meglio le condizioni di vita delle persone detenute e l’effettività dei loro diritti.

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