Campagna di visite ai centri di identificazione ed espulsione per stranieri : gli ostacoli al diritto di conoscere

« Campi di detenzione per stranieri in Europa : Aprite le porte ! Abbiamo il diritto di conoscere ! »

La detenzione amministrativa degli stranieri, strumento ormai banalizzato delle politiche migratorie europee, è una realtà nascosta alla società civile e ai media. Questa mancanza di trasparenza è causa di derive e violazioni dei diritti dell’uomo [1]. Per questo, la rete Migreurop e Alternative Europe hanno lanciato una campagna di visite ai centri di detenzione per stranieri in Europa e nei paesi frontalieri dell’UE. Le visite si sono svolte dal 26 marzo al 26 aprile 2012. L’obiettivo era effettuare una ricognizione sulle possibilità di accesso della società civile (associazioni e media in primo luogo) ai centri di detenzione per stranieri. L’accesso all’informazione è un diritto inalienabile difeso dall’insieme dei testi e delle istituzioni europee [2].

Reporter senza frontiere, numerosi giornalisti, associazioni e collettivi di cittadini hanno presentato domande di accesso alle autorità competenti. Alcuni parlamentari nazionali ed europei, militanti e più raramente giornalisti, hanno potuto visitare 14 centri di detenzione in Bulgaria, Spagna, Italia, Francia, Mauritania, Serbia e Croazia. Le prime constatazioni sono piuttosto inquietanti nella misura in cui mostrano la volontà di rendere questi centri invisibili e inaccessibili. Molte delle visite previste dalle associazioni non hanno potuto essere effettuate a causa del rifiuto opposto dalle autorità o perché le richieste di accesso sono rimaste senza risposta. L’accesso dei giornalisti è stato impedito. Questa constatazione ci porta a chiederci : “e ora cosa possiamo fare?”.

Una relazione più dettagliata sulle visite sarà disponibile prossimamente per far conoscere la situazione degli stranieri detenuti e ragionare sul seguito della campagna. Abbiamo diritto di conoscere quello cosa ci viene nascosto.

BELGIO

L’accesso al centro di Burges è stato rifiutato due volte alla Lega dei Diritti dell’Uomo belga e a cinque giornalisti con il pretesto che esisterebbero già degli organismi di controllo esterni e interni che contribuirebbero, tra l’altro, all’umanizzazione dei centri. Facendo prova di una curiosa interpretazione della trasparenza e allo scopo di mostrare che spetta alle autorità stabilire chi possa accedere ai centri, solo alcuni giornalisti selezionati (non quelli aderenti alla campagna) sono stati invitati dal Ministero competente a una visita guidata del nuovo centro « Caricole » inaugurato il 25 aprile e ancora completamente vuoto.

BULGARIA

Una sola delle quattro visite programmate è stata autorizzata. L’accesso è stato rifiutato all’associazione Pastagor e le richieste presentate per visitare i centri di Banya e di Liubimets sono rimaste senza risposta. Il parlamentare Pavel Dimitrov è stato autorizzato a visitare il centro di Varna, ma la società civile ha dovuto restare all’esterno.

CROAZIA

L’autorizzazione per la visita al centro Prohvatni centar z astrance Jezevo è stata rilasciata in sole 24 ore. Quattro membri del Center of Peace Studies e un giornalista hanno partecipato alla visita il 10 aprile.

SPAGNA

Domande di accesso ai centri di Zapadores e di Murcia sono state presentate congiuntamente da parlamentari, associazioni e giornalisti. Malgrado le ripetute richieste le domande sono restate a lungo senza risposta. Alla fine solo la visita al centro di Zapadores è stata autorizzata ad un difensore civico e alle associazioni. Parallelamente al rifiuto opposto ai giornalisti, il ministero dell’interno ha organizzato una conferenza stampa a Barcellona. I giornalisti hanno potuto vedere e fotografare le strutture, ma non parlare con i detenuti.

FRANCIA

L’8 luglio 2011 il governo francese ha promulgato, con il pretesto di trasporre l’articolo 16 della «direttiva rimpatri», un decreto che inquadra il « diritto di accesso » delle associazioni in maniera molto restrittiva. Il decreto è stato attaccato da un gran numero di associazioni. Data la situazione, le associazioni partecipanti alla campagna hanno deciso di realizzare le visite insieme ai parlamentari. I giornalisti hanno presentato delle domande d’accesso autonomamente o si sono anche loro presentati come accompagnatori dei parlamentari. Giornalisti e militanti (eccetto quelli appartenenti alle associazioni già abilitate a intervire nei centri di detenzione amministrativa e nelle “zones d’attente”, i valichi di frontiera degli aeroporti) non sono potuti entrare. Visite erano previste in dieci centri. Solo quando era presente un parlamentare l’accesso è stato possibile e nei centri di detenzione amministrativa (CRA) di Tolosa, Rennes, Vincennes, Strasburgo, Bordeaux e al valico di Roissy, ai parlamentari non è stato concesso di portare accompagnatori.

ITALIA

Richieste di accesso sono state presentate per quattro centri di detenzione: i centri di identificazione e espulsione (CIE) di Milano, Bologna e Trapani e, per la prima volta in Italia, la zona internazionale dell’aeroporto di Roma Fiumicino. L’accesso alla società civile è stato autorizzato solo a Bologna. A Trapani le associazioni hanno ottenuto un rifiuto verbale « in attesa dell’autorizzazione del Ministero dell’Interno » (anche se la legge italiana non lo prevede) e hanno potuto visitare il centro grazie alla presenza di una parlamentare. A Milano gli avvocati dei migranti accusati di aver provocato le rivolte a gennaio 2012, i giornalisti, un consigliere regionale e le associazioni hanno ricevuto rifiuti motivati in maniera diversa: ragioni di sicurezza per gli avvocati e i giornalisti, la coincidenza della data prevista per la visita con una festività nazionale per le associazioni. Il consigliere comunale ha ricevuto una risposta scritta in cui si condizionava l’accesso all’autorizzazione del Ministero dell’Interno. Stessa risposta all’aeroporto di Roma Fiumicino per la società civile. Anche in quest’ultimo caso la visita è stata possibile solo grazie alla presenza di un senatore.

MAURITANIA

Richieste d’accesso sono state presentate per i centri di Nouakchott e Nouadhibou. Le associazioni hanno potuto accedere solo a Nouakchott.

SERBIA

Nell’ambito della campagna si prevedeva di visitare i centri di « Prihvatiliste z astrance » a Padiska Skela e Vranje e la prigione di Subotica. Solo i rappresentanti della società civile sono stati autorizzati a entrare nella prigione di Subotica. Ai giornalisti è stato rifiutato l’accesso, impossibile anche per gli altri centri.

ROMANIA

Migreurop è in contatto da alcune settimane con i detenuti del centro di detenzione di Arad in Romania che l’8 marzo 2012 hanno rilasciato testimonianze sulla loro condizione (si veda Camps d’Arad (Romania) : "on est en enfer"). In seguito, diverse mobilitazioni sono state promosse a livello nazionale da associazioni, militanti e giornalisti. Alcuni media hanno cercato di accedere al centro per verificare la situazione. L’accesso gli è stato dapprima rifiutato. Alla fine, è stato possibile realizzare una visita il 4 maggio.

Richieste d’accesso sono state presentate anche in POLONIA, ma ad oggi non c’è stata alcuna risposta.

La mobilitazione continua, altre visite sono previste per le prossime settimane.

Comunicato stampa di Open Access

Il diritto all’informazione per la società civile e per la stampa cancellato nei centri di detenzione per stranieri, 17 aprile 2012.

Testo della campagna - Detenzione dei migranti in Europa : Abbiamo il diritto di sapere !

Per firmare l’appello

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