Non soccorrere e lasciar morire : i movimenti identitari alla riscossa della politica europea di controllo delle frontiere

“Collusione con i trafficanti”, creazione di “un fattore di attrazione”, “mettere in pericolo le persone migranti”: da diversi mesi, le ONG che intervengono nel Mediterraneo per salvare vite umane sono diffamate ed attaccate, dalla giustizia italiana, dall’agenzia europea Frontex e, da ultimo, dall’estrema destra europea.

Alla fine del 2016, l’agenzia Frontex e il consorzio militare europeo Euravfor Med hanno aperto il ballo delle critiche, accusando, in due rapporti interni, le ONG di collusione con i trafficanti. Ad aprile di quest’anno, il procuratore di Catania ha ripreso queste accuse e tentato di perseguire penalmente alcune ONG, per poi riconoscere di non avere prove a supporto di questa "ipotesi di lavoro". A maggio, è la volta della guardia costiera libica che ha attaccato l’imbarcazione dell’associazione tedesca Sea Watch per condurre nei centri di detenzione libici le persone che l’ONG stava portando in salvo. Da qualche settimana, l’estrema destra europea ha lanciato una costernante operazione di raccolta fondi per finanziare operazioni in mare volte a “difendere l’Europa” e impedire alle imbarcazioni delle ONG di rispettare gli obblighi internazionali di soccorso in mare.

È proprio per rispondere alla mancanza di un’azione dell’Unione europea, ossessionata dai “fattori di attrazione”, che diverse iniziative private ed associative sono state lanciate alla fine del 2015. Oggi, “Accusare i soccorritori” e alimentare un dibattito “tossico” per decredibilizzare l’azione delle ONG sembrano essere le nuove priorità di coloro che considerano che la chiusura delle frontiere vada perseguita ad ogni costo, foss’anche sacrificando la vita di migliaia di boat people che cercano di far valere i loro diritti. Coloro che si impegnano al fianco delle vittime di questa assenza di soccorso vengono esposti alla pubblica ignominia e sono diventati il bersaglio di campagne volte a screditarne l’operato. Quelle lanciate oggi da gruppuscoli identitari riprendono la retorica delle istituzioni e dei governanti che, da anni, conducono una “guerra contro i/le migranti”, basata sull’evitamento di qualsivoglia obbligazione “umanitaria”. Ogni vita salvata in mare rappresenta una breccia inaccettabile alle barriere erette sul cammino delle persone in cerca di protezione. Attaccando le ONG con il razzismo oltraggioso che la contraddistingue, l’estrema destra difende, così, una politica del “lasciar morire” che gli Stati membri dell’Unione europea hanno adottato da molto tempo.

14 giugno 2017

Contatto stampa : contact@migreurop.org

Foto: Canale di Sicilia, Siriani portati in salvo nel quadro dell’operazione Mare Nostrum.
(c) Sara Prestianni, 2014