Frontex, 15 anni di impunità: l’agenzia fuorilegge deve sparire!

Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, è accusata da vari media [1] di essere stata al corrente o complice nel respingimento di almeno sei imbarcazioni di migranti nel Mar Egeo fra Marzo e Settembre 2020 nell’ambito dell’Operazione Poseidon. Per la prima volta, l’agenzia è stata convocata per fornire spiegazioni alla Commissione e al Parlamento europei: era ora!

Accuse numerose e ricorrenti
Negli ultimi 10 anni, molteplici attori hanno documentato l’incompatibilità del mandato e delle attività di Frontex con il rispetto dei diritti fondamentali [2] e l’impunità strutturale di cui l’agenzia beneficia.
Migreurop segnala dal 2011 le violazioni dei diritti di cui Frontex è colpevole: mancato rispetto del diritto di asilo, ostacoli al diritto di lasciare qualsiasi paese, maltrattamenti e atti di violenza, discriminazione e mancanza di trasparenza in termini di protezione dei dati personali [3]. Dal 2013 in poi, la campagna inter-associativa Frontexit ha mostrato come la crescita di potere di Frontex (in termini di budget e autonomia) ne aumentasse la pericolosità. Nel 2019, un’indagine di un collettivo di giornalisti aveva già rivelato numerosi casi di violenza durante operazioni coordinate da Frontex [4]9. L’agenzia è stata anche accusata di aver archiviato casi di maltrattamento di esuli in Bulgaria, Ungheria e Grecia, rendendosi così complice [5].
False accuse? Come spiegarsi allora che, dal 2012, il responsabile della protezione dei diritti fondamentali di Frontex tiene un registro delle denunce ricevute dalla stessa agenzia? Tuttavia, nessuna azione in merito è stata mai intrapresa.

Il disclaimer di Frontex
Frontex ha sistematicamente confutato queste accuse, manipolando la narrazione nel corso della sua comunicazione pubblica. L’ atteggiamento dell’agenzia infatti non è mai cambiato: si nasconde dietro gli Stati che ospitano le operazioni, i quali sono ritenuti responsabili dell’esecuzione, limitandosi ad affermare – con l’ausilio di codici di condotta non vincolanti e formazioni di “buone pratiche” per i propri agenti – che rispetta scrupolosamente i diritti fondamentali delle persone in movimento.
In aggiunta al sistemica (e sistematica) negazione di qualunque tipo di responsabilità, dal 2011 l’agenzia ha sbandierato la costituzione di una “strategia per i diritti fondamentali” la quale si è però quasi immediatamente rivelata inadeguata. Infatti, se da un lato gli strumenti di monitoraggio che stabilisce sono molto deboli, anche in relazione alle rimpatri [6]0, dall’altro il meccanismo di denuncia istituito per segnalare le violazioni dei diritti commesse dalla stessa Frontex nei paesi in cui opera si è rivelato inefficace, poiché può dar luogo solo a possibili sanzioni disciplinari individuali, piuttosto che a individuare qualsiasi responsabilità dell’agenzia. Ancora peggio, Frontex scoraggia qualsiasi iniziativa che possa portare le sue attività sotto la lente della giustizia [7]. Ad oggi, né l’agenzia né alcuno dei sui agenti sono mai stati indagati, e le prove schiaccianti accumulate nel corso degli anni non sembrano mettere in dubbio il costante aumento delle risorse, del personale e del potere decisionale dell’agenzia [8].

Gli elementi del linguaggio di Frontex non sono più sufficienti
Le nuove accuse di complicità nei casi di respingimento nel Mar Egeo si aggiungono alle preoccupazioni sollevate negli anni dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’UE, dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, dalla Commissione LIBE del Parlamento europeo, e dal Meditatore europeo (Ombudsman).
Il 10 novembre 2020, su richiesta della Commissione Europea, è stata intrapresa un’indagine interna a Frontex. Durante un incontro ad hoc, il Direttore esecutivo dell’agenzia ha proposto solo un rafforzamento dell’ufficio che si occupa dei diritti fondamentali e di accrescere “la consapevolezza degli agenti operativi sui requisiti legali che devono applicare quotidianamente sul campo [9]mmittee to consider questions related to sea surveillance->https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/frontex-calls-for-committee-to-consider-questions-related-to-sea-surveillance-BMieC8]”, Frontex, 10 novembre 2020” . Vi è un netto contrasto fra queste garanzie di facciata e la serietà delle accuse contro Frontex.
Il 1° dicembre 2020, durante la sua Audizione alla Commissione LIBE del Parlamento Europeo, il Direttore ha presentato Frontex come una sentinella dei diritti fondamentali [10], equiparando i casi di respingimento alle operazioni di “prevenzione della partenza”, che ovviamente costituiscono un ostacolo al diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, in violazione degli obblighi internazionali ed europei ai quali anche Frontex è ancora soggetta. A seguito di questa audizione, alcuni europarlamentari hanno richiesto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta, e altri hanno chiesto le dimissioni del direttore di Frontex [11].

L’impunità dell’agenzia deve cessare e il suo mandato deve essere revocato
Da anni ormai [12] i violenti – a volte fatali [13] - respingimenti di persone in movimento al confine greco-turco sono ben noti e documentati, anche da Frontex. L’incompatibilità delle sue attività con il rispetto dei diritti fondamentali non è più in dubbio. Tuttavia, la sua impunità rimane totale: l’Unione europea e gli Stati membri hanno gradualmente attuato una strategia di “irresponsabilità organizzata” con riguardo alla politica migratoria europea [14] di cui Frontex è una delle componenti chiave della sicurezza. Il controllo del confine non è e non sarà mai un’alternativa alla mobilità. È urgente che la mortale strategia dell’UE ai confini venga fermata, che le pratiche illegali di Frontex siano finalmente sanzionate e che il mandato di questa agenzia europea, la cui impunità è durata fin troppo a lungo, venga definitivamente revocato.