Appello per un’evacuazione umanitaria dei 250 rifugiati eritrei, etiopi e somali bloccati a Bengasi

La rete Migreurop è in contatto con un gruppo di 250 eritrei, somali ed etiopi attualmente bloccati a Bengasi in Libia.

Lanciano un grido d’allarme e denunciano la situazione di pericolo in cui si trovano. L’unica soluzione che gli è stata proposta a seguito della loro richiesta di protezione è il trasferimento in autobus in Egitto, a carico dell’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Hanno rifiutato questa proposta che, secondo loro, non risponde al loro bisogno di protezione. Vorrebbero poter incontrare dei rappresentanti dell’UNHCR (Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati).

Tra loro, ci sono esiliati che hanno passato mesi, a volte anni, nelle prigioni libiche. Altri hanno subito più respingimenti verso la Libia da parte delle autorità libiche o italiane, in occasione di tentativi di raggiungere l’Italia via mare. Alcuni hanno fatto domanda d’asilo all’UNHCR durante la detenzione del campo di Misurata (a 120km ad est di Tripoli).

La maggior parte non nemmeno un documento di identità: i documenti sono stati confiscati dalle imprese per cui lavoravano, come è prassi in Libia.

Stanchi a causa dei lunghi periodi di detenzione in condizioni spesso inumane, terrorizzati sia all’idea di restare in Libia che di essere trasferiti in Egitto, dove temono che la loro domanda di protezione internazionale non venga presa in considerazione, chiedono di essere ascoltati dalle autorità europee.

L’8 marzo, 58 rifugiati eritrei dei 2.000 rifugiati che si trovano a Tripoli, sono stati condotti e accolti sul suolo italiano a seguito di un’operazione di evacuazione coordinata dall’ambasciata italiana a Tripoli, dal CIR e dalle autorità cattoliche della capitale libica. La rete Migreurop si unisce alla rivendicazioni delle associazioni italiane [1] per chiedere che gli altri rifugiati eritrei di Tripoli siano ugualmente trasferiti. Chiede anche che i rifugiati bloccati nelle altre città libiche, e soprattutto i 250 che lanciano un grido di soccorso da Bengasi, siano trasferiti in tutta urgenza in uno Stato membro della UE dove la loro richiesta d’asilo possa essere esaminata.

La situazione dei rifugiati in Libia è in larga misura il frutto degli accordi intercorsi tra questo paese, noto per i maltrattamenti nei confronti di stranieri e rifugiati, e l’Unione europea e alcuni stati membri, in primis l’Italia.

In assenza di reazioni da parte delle più alte autorità dell’UE, l’Italia ha concluso vari accordi bilaterali con la Libia sulle questioni migratori e ha messo in atto refoulement contrari al diritto internazionale nel 2009 e nel 2010 [2] .

Da mesi la Commissione europea stessa era impegnata in negoziati con la Libia al fine di ottenere una collaborazione attiva del regime di Gheddafi all’esternalizzazione dei controlli migratori. Nessuno poteva ignorare che questi negoziati li avrebbero pagati a caro prezzo migranti e rifugiati.

L’Unione europea e gli stati membri, che hanno giocato con il fuoco cercando di imbonirsi un regime dittatoriale che oggi rigettano, devono assumersi le loro responsabilità, prendendosi carico dei rifugiati oggi in pericolo in Libia.

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in allegato le testomonianze di 4 rifugiati bloccati a Benghazi